La guerra dei Sei Giorni è stato un conflitto militare avvenuto nel giugno del 1967 tra Israele e una coalizione di stati arabi, composta da Egitto, Siria, Giordania e Iraq. La causa scatenante della guerra fu la crescente tensione e la minaccia di guerra da parte dei paesi arabi verso Israele.
Il 5 giugno 1967, l'aviazione israeliana lanciò un attacco preventivo contro le forze aeree egiziane, distruggendo gran parte delle loro flotte aeree a terra. Questo segnò l'inizio del conflitto, che successivamente si sviluppò anche sul fronte siriano e giordano.
Israele riuscì a ottenere una notevole vittoria militare, riconquistando il Sinai (territorio egiziano), la Striscia di Gaza, la Cisgiordania (territorio giordano) e le alture del Golan (territorio siriano). La guerra ebbe una durata di soli sei giorni, da cui deriva il suo nome.
La guerra dei Sei Giorni ebbe importanti conseguenze sia per Israele che per i paesi arabi coinvolti. Israele ampliò il proprio territorio e cambiò gli equilibri geopolitici nella regione, mentre i paesi arabi subirono una significativa sconfitta militare, con conseguente umiliazione.
La guerra dei Sei Giorni ha avuto un impatto a lungo termine sul conflitto israelo-palestinese e su altre questioni regionali, come l'occupazione israeliana dei territori palestinesi e le tensioni tra Israele e i paesi confinanti.
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